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L’economia circolare riguarda “l’allontanamento dalla proprietà e dall’accumulazione verso modelli basati sui servizi”.
In nome della salvaguardia del pianeta, i sostenitori dell’economia circolare affermano che porterà all’uso di materiali più durevoli e sostenibili, ad un maggiore riciclaggio e ad una riduzione delle emissioni di carbonio.
Wow, fantastico!
Come molti hanno osservato, invece, c’e’ il rischio concreto che questo modello di economia trasformi la classe media – vale a dire la maggioranza della popolazione – in una nuova servitu’ di tipo neofeudale, contadini e servi del XXI secolo, che non potra’ piu’ acquistare beni comuni tipo case, automobili, elettrodomestici, ma piuttosto dovra’ prenderli in affitto dai loro signori e vassalli.
Sembra cosi’ assurdo da risultare incredibile.
Se agli architetti del “great reset” viene permesso di fare a modo loro, possedere beni diventerà un ricordo del passato per te e per me, ma non per loro.
Presentato per la prima volta al World Economic Forum (WEF) di quest’anno a Davos, The Circularity Gap Report 2023 (CGR) afferma:
“Abbandonando l’idea di modelli di economia basati sulla proprieta’ privata e sull’accumulo di beni, per passare a modelli che distribuiscono le risorse in modo più equo, possiamo passare ad un sistema che fornisce servizi di alta qualità a tutti“.
L’originale in inglese recita cosi’:
“By moving away from ownership and accumulation and towards models of access that distribute resources more equally, we can move towards a system that provides high-quality services to all“.
Leggendo tra le righe, “by moving away from ownership and accumulation” si applica a te e a me – la gente comune – mentre “we” si riferisce ai globalisti e tecnocrati che sostengono questa idea.
Queste persone provengono da ONG e gruppi sovranazionali formati da persone che noi non abbiamo eletto, tipo il WEF, UN, WHO, Commissione Europea, banche centrali, societa’ di investimento e gestione di capitali (Black Rock e Vanguard in primis), decidono il nostro futuro e quello dei nostri figli, impongono determinate scelte di tipo economico e sociale ai nostri parlamenti nazionali, e hanno ormai ampiamente infiltrato loro rappresentanti nei governi dei singoli stati, i Young Global Leaders, come riconosciuto dallo stesso fondatore del WEF, Klaus Schwab.
Sono coloro che possederanno tutto, mentre a noi miseri mortali e’ riservato il “you will own nothing and you’ll be happy“. Questo video e’ stato cancellato dal sito del WEF, ma e’ rimasto negli archivi internet.
Secondo il WEF, in questo modello di economia “il cliente acquista un servizio per un periodo di tempo limitato mentre il fornitore mantiene la proprietà del prodotto e rimane incentivato per la manutenzione continua, la durata, l’aggiornamento e il trattamento del prodotto al termine del suo utilizzo.”
In altre parole, tutto ciò che eravamo soliti acquistare e possedere non sarà più nostro; apparterrà alle corporazioni e possibilmente ai governi. Potremo solo affittare, prendere in uso temporaneo.
Ci fanno notare che la transizione verso una economia circolare richiede una modifica dei nostri comportamenti e stili di vita. Ad esempio, ci dicono che dovremmo:
- dire “no all uso dell’auto”
- “invece dell’auto acquista biciclette, oppure segui iniziative di condivisione del trasporto, soprattutto in aree urbane”
- “ripensare il viaggio aereo”
- “ridurre al minimo i viaggi aerei personali, soprattutto nelle regioni con la maggiore domanda di viaggi a lungo raggio, come il Nord America, l’Europa e l’Asia.”
Infatti, i globalisti non eletti del WEF stanno cercando di ridurre il possesso di auto private nelle aree urbane “adottando un approccio condiviso, elettrico, connesso e automatizzato (SEAM) alla mobilità urbana entro il 2050”. Secondo un recente rapporto, infatti, il WEF incoraggia le città a “contenere la crescita dell’uso delle auto private”, riducendo i veicoli a 500 milioni entro il 2050.
Per tenere traccia dell’infinito numero di prodotti che saranno dati in prestito a noi miseri mortali, il modello di economia circolare prevede il ricorso a tecnologie di tracciabilità gia’ utilizzate su bovini, animali domestici e persone agli arresti domiciliari.
Il CGR 2023 afferma che le aziende dovrebbero “sfruttare le tecnologie digitali per abilitare il Product-as-a-Service (PaaS), che ha sviluppato smart tag che consentono a produttori, consumatori e riciclatori di seguire ogni fase del ciclo di vita di un prodotto”.
Digital ID on clothings to help the planet (youtube video from the WEF)
L’idea di inserire “smart tag” in ogni prodotto è stata glorificata in un rapporto del WEF e del WTO che chiedevano “l’identità digitale globale di persone e oggetti”.
L’identità digitale per le persone, secondo il WEF, “determina a quali prodotti, servizi e informazioni possiamo accedere o, al contrario, cosa ci è precluso”.
L’identità digitale per gli oggetti include qualsiasi cosa, dai passaporti delle batterie dei veicoli elettrici agli indumenti incorporati con sensori flessibili, elettrodomestici dotati di funzionalità IoT e praticamente qualsiasi altra cosa sotto il sole – che non sarà di proprietà tua o mia – e comunque completamente tracciabile.
Il fondatore del WEF Klaus Schwab ha scritto di questo tipo di tracciabilità nel suo libro del 2017 “The Fourth Industrial Revolution“.
Egli scrive:
“Qualsiasi pacco, pallet o container può ora essere dotato di un sensore, trasmettitore o tag di identificazione a radiofrequenza (RFID) che consente ad un’azienda di tracciare dove si trova mentre si sposta lungo la catena di approvvigionamento, come si sta comportando, come viene utilizzato, e così via.”
“Nel prossimo futuro, sistemi di monitoraggio simili saranno applicati anche al movimento e al tracciamento delle persone”.
Quando Klaus Schwab ha detto che il mondo ha bisogno di rinnovare “tutti gli aspetti delle nostre società ed economie”, ha dichiarato specificamente: “Abbiamo bisogno di un great reset del capitalismo”.

L’economia circolare, con il suo modello di business Product as a Service e “non possiedi nulla”, faciliterebbe sicuramente un great reset della società e dell’economia.
In un articolo del 2016 scritto da Ida Auken, Young Global Leader del WEF e membro del Parlamento Europeo – Welcome To 2030: I Own Nothing, Have No Privacy And Life Has Never Been Better – si scrive:
“Ciò ha anche facilitato la svolta dell’economia circolare. Quando i prodotti vengono trasformati in servizi, nessuno ha interesse per le cose che hanno una vita breve”.
In questo articolo, la Auken collega specificamente l’economia circolare e il prodotto come servizio con il non possedere nulla (own nothing) e l’assenza di privacy.
Ricordi le famigerate “8 previsioni per il mondo nel 2030” del WEF (2016)? Sono state cancellate dal sito del WEF ma sono sopravissute altrove!
Chissa’ perche’, ogni tanto cancellano qualche pagina dal sito.